Poncho (2016) [REPOST]
Delve Interactive | PlayStation 4
3/04/2016 - Pixel Flood.
Passato attraverso una riuscita campagna Kickstarter, Poncho è un titolo difficile da giudicare, perennemente in bilico tra sprazzi d’innovazione e madornali errori di programmazione/game design. Il primo impatto, quello prettamente visuale, non può che sciogliere il cuore degli amanti del pixel più verace, benché reinterpretato secondo il gusto dell’attuale pixel art. Gli evidenti richiami stilistici a sua boriosità FEZ vengono camuffati da un uso sapiente dei vari livelli di parallasse, cardine centrale di tutta l’esperienza ludica e visiva del titolo di Delve Interactive.
L’esordio sul mercato di massa degli sviluppatori inglesi è un platform completamente asservito ai numerosi enigmi ambientali presenti, enigmi che richiedono più abilità manuale che pensiero laterale. Lo slittamento dei vari livelli parallattici, sotto il pieno controllo del giocatore, è di facile comprensione logica ma di farraginosa sostanza ludica. Se nei primi momenti di gioco la scarsa reattività dei comandi procura più fastidio che complicazioni, è con il proseguire dei livelli che il problema avvelena tutto il gameplay, amplificato da inspiegabili rallentamenti che portano ad errori non imputabili all’abilità del giocatore, con conseguente ripetizione di corpose sezioni dello stage e sgradevole ed infruttuosa frustrazione annessa. La scarsa leggibilità dell’azione a schermo rende difficile la navigazione all’interno delle sfarzose ambientazioni, impreziosite da molti dettagli che, seppur incantando la vista, creano non pochi grattacapi durante i salti tra le varie piattaforme. Qualche bug nella gestione del respawn del personaggio costringe al reset della partita in corso, aggiungendo ulteriore disappunto ad una perplessità generale sin troppo stimolata.
Dispiace constatare come la mancanza di pulizia influisca pesantemente sul giudizio generale, portando in secondo piano tutte le ottime idee messe in tavola dal team di sviluppo. La progressione semi-free roaming è inaspettata in un contesto platform e l’innegabile gusto artistico è accompagnato da melodie gradevoli e discretamente ispirate che sottolineano efficacemente l’atmosfera malinconica del piccolo mondo che ci troveremo ad esplorare.
Si notano l’amore e la passione (basta leggere la nostra intervista al designer del titolo per rendersene conto) e si percepisce l’ambizione, forse eccessiva, degli sviluppatori ma le gambe troppo gracili di Poncho non riescono a sorreggerne la corsa, lasciandolo senza fiato poco prima del traguardo.
Reputo comunque interessante tenere d’occhio il piccolo team inglese, nonostante le numerose incertezze del loro primo pargolo. C’è tanta carne al fuoco ma bisogna imparare a cuocerla e condirla per bene.

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