Giocati: Journey (2012)
Il Videogioco è morto.
Sviluppatore: thatgamecompany
Nazione: USA
Versione: PlayStation 3
IN BREVE:
- Solitudine.
- Viaggio.
- Scoperta.
INTRODUZIONE:
Software house come la thatgamecompany risultano estremamente difficili da catalogare. Basta giocare anche solo ad una loro creazione per capire quanto questo collettivo d'artisti sia distante ed estraneo alle logiche di mercato imperanti, fatte di seguiti, ripetitive guerre virtuali e cronica carenza d'idee nuove, diverse, inaspettate. Pur non avendo gridato al miracolo per i precedenti "titoli" della compagnia (Clouds, flOw e Flower) questo Journey mi ha particolarmente intrigato sin dalle prime indiscrezioni. Dopo tanta attesa, finalmente l'ora è giunta...
APPROFONDIAMO:
Partiamo da un semplice presupposto: Journey preso come Videogioco è una merda. Le meccaniche di gameplay sono risibili ed appena abbozzate, il fattore sfida praticamente assente, la durata complessiva inferiore ad un paio di film porno di buona qualità. Ma approcciarsi a Journey in questo modo equivale ad assistere ad un'opera teatrale con gli occhiali da sole ed i Marduk a palla nel lettore mp3. Non c'è spazio per convenzioni e certezze, il medium stesso viene smontato e scarnificato, destrutturato per lasciare intatta solo un'idea forte, quella del viaggio, sia esso fisico, spirituale o della conoscenza. Attraverso l'esile avatar il "partecipante" intraprende un cammino fatto di caldi deserti, rovine antiche, oscuri templi e gelide lande, diretto verso una montagna che si staglia imponente sull'orizzonte, distante, irraggiungibile, ma dal richiamo ipnotico. Accompagnati da una colonna sonora magistrale (ad opera di Austin Wintory), persi in scenari evocativi che tolgono il fiato, si avverte un senso di commozione e stupore crescente, una fiamma delicata che sale dallo stomaco ed arde prima il cuore e poi la mente. Perché Journey si esprime attraverso emozioni universali ma, nel contempo, assolutamente personali ed intime, donando ad ogni viaggiatore un frammento unico della sua essenza, preso dall'enorme insieme collettivo da cui l'opera attinge. La ricerca stilistica e la realizzazione tecnica di questa creazione artistica raggiungono vette d'eccellenza strabilianti, sconfinando nella pura arte visuale, ma riscrivendo il tutto attraverso uno degli elementi distintivi propri del videogioco: la partecipazione attiva, l'interazione. Giunti al termine del viaggio, con gli occhi ancora lucidi ed un senso di pace ad inondare l'intero essere, si ha la consapevolezza che Journey rimarrà confinato in un medium a cui non appartiene completamente e che non potrà mai tutelarlo, promuoverlo o incentivarlo, perché nella creatura di thatgamecompany convive l'abolizione di tutte le regole scritte in anni d'industria videoludica e l'impeto rivoluzionario ed anarchico di una nuova, meravigliosa forma d'arte fatta solo d'emozioni, quelle che restano nascoste lì, nell'angolo più segreto e remoto del cuore.
GRAN FINALE:
- Evocativo ed emozionale.
- Artisticamente sublime.
- Da vivere tutto in un'unica sessione.
- Questo non è un videogioco.
HIGHLIGHTS:
- La discesa dorata.
- La salita difficoltosa.
- Il finale.
FATTORE NICOTINA:
Post precedente nella sezione Giocati: Mirror's Egde (2008)
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