Letti: Oro rapace (1998)
Quattordici anni d'odio.
Autrice: Yu Miri
Nazione: Giappone
Versione: Italiana, Cartacea
Ho acquistato questo libro in un lontano pomeriggio del 2002, attratto dalla copertina simil-manga ed incuriosito dalla lettura fugace di alcuni estratti, sbirciati nelle prime pagine.
Lo divorai in un paio di pomeriggi, intrappolato dal morboso e malsano universo partorito, con grande maestria, dalla "ribelle" scrittrice coreana trapiantata in Giappone ed, ultimamente, è tornata la voglia di riattraversare questo piccolo gioiello colmo di degrado urbano ed umano.
In una Tokio inospitale e corrotta, i tre fratelli protagonisti del romanzo (l'estraniato ed alienato Kazuki, il ritardato Koki e la diciassettenne Miho, che si prostituisce per dedicarsi allo shopping più sfrenato) sprofondano nelle viscere malsane della perdizione, vittime di una famiglia/società disgregata e priva di legami affettivi, dove l'effimera sicurezza data dal denaro non basta per nascondere i paurosi abissi su cui i tre adolescenti sono appollaiati, vittime inconsapevoli, incoscienti, impreparate.
Lo stile narrativo della scrittrice è brutale ed incisivo, non lesinando in quanto a minuziose descrizioni truculente e disturbanti, senza mai scadere nella ridicola e pacchiana narrativa pseudo horror realistico contemporanea, tanto amata da grassi teenager in cerca di posticci anti-eroi di silicone con cui masturbarsi/immedesimarsi.
C'è tanta cruda verità nelle pagine di Oro rapace, di quella da lasciarti spiazzato, come un coglione, perché, in fondo, tu la percepisci sulla tua pelle, dentro di te, ogni fottuto giorno ma ormai ne sei così ricolmo ed assuefatto da farne parte, alimentandola con la tua stessa esistenza.
Perché il mondo è fatto dagli uomini per gli uomini e tutta questa lordura è lì per ricordartelo, nonostante quella parvenza di serenità e benessere che ti ostini, caparbiamente, a chiamare vita.
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