Web Junkie (2013)

Hilla Medalia, Shosh Shlam | Netflix

La Cina è stata la prima nazione al mondo a dichiarare la dipendenza da internet una malattia psichiatrica.

Il governo ha realizzato centinaia di centri di recupero, ricolmi di ragazzini minorenni, in cui si cerca di "correggere" questa piaga sociale mediante medicine, isolamento, disciplina militare e terapie di famiglia.

Web Junkie ci porta all'interno di uno di queste scuole correttive, lasciandoci lì, senza una voce guida, spaesati, depressi e impauriti come adolescenti, "ospitati" con l'inganno o la forza.

Tra sessioni da trecento ore ininterrotte a World of Warcraft, storie d'amore adolescenziali vissute nel web e vite interrotte, lo squarcio di una società che pretende operatività e dedizione massima mostra il proprio lato più spaventoso e angosciante.

Ciò che emerge con maggiore forza è la terribile solitudine d'intere famiglie, incapaci d'oliare i meccanismi di rapporti affettivi che vadano oltre la fredda eredità biologica.

Ascoltare ragazzini affermare, con glaciale amarezza, che la "realtà è finzione" scuote nel profondo, e viene da domandarsi se il nascondersi nel virtuale sia l'ultimo disperato tentativo di resistenza, una effimera folata di vento digitale che nulla può contro le nubi burrascose di una società disumanizzante.


Finita la visione, accendo lo smartphone, pigio sull'icona di Facebook e mi taccio.


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