Argus no Senshi / Rygar (1986)

Tecmo | Arcade

Da ragazzino, nei pomeriggi trascorsi nel baretto sotto casa, Rygar è stato un appuntamento fisso, l'oggetto del desiderio dove sperperare gli spiccioli in mio possesso. Quelle poche monete finivano sempre troppo in fretta, ma il minaccioso alone oscuro che emanava quel cabinato mi richiamava ai suoi piedi costantemente. Ripreso oggi, l'action platform di Tecmo non perde un briciolo del proprio sadico fascino, mantenendo intatta tutta la brutalità della sua proposta. La vera difficoltà non risiede nelle peripezie atletiche richieste per attraversare i ventisette livelli presenti, bensì nella gestione accorta dell'inarrestabile valanga di mostruosità vomitata dal gioco, in una danza mortale che pretende un avanzamento forzato, continuo, impavido. Ogni pausa aumenta la pressione nemica e prosciuga secondi fondamentali, creando uno stallo che equivale a morte certa. Aggiungiamo all'asfissiante quadro generale anche il sempreverde one hit kill ed è facile lasciarsi andare alla più nera delle depressioni. Ma Argus no Senshi è crudele ma non scorretto, permettendo al giocatore di rimbalzare su nemici, proiettili/armi bianche e schizzi di lava in assoluta serenità. Questa meccanica, unita all'ottima risposta dei controlli, rimette pienamente nelle mani del giocatore le sorti del proprio destino, ovviamente dopo un intenso, doloroso e doveroso periodo d'apprendimento.

Non ho mai terminato Rygar con un solo credito in gioventù e non credo di riuscirci adesso, ma per tutti gli appassionati dotati di buoni riflessi, ottima memoria e tanta pazienza, il bastardissimo figliolo di Tecmo potrebbe rappresentare un degno avversario, appagante e gratificante anche ad anni dall'uscita.

Ah, se mirate a punteggi con le palle, assicuratevi d'incrementare il Rank senza subire alcun colpo...

Benvenuti all'inferno...

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