Terraferma (2011) [REPOST]

Italia | Emanuele Crialese

Post di Michele Ricci.


La terraferma a cui si riferisce Crialese è il miraggio di un benessere lontano, sfocato e alieno, separato da un mare infinito, bellissimo e temibile che oltre alla (scarsa) pesca porta a galla anche i corpi privi di vita d'immigrati disperati, affogati nel tentativo di raggiungere quel lembo di terra fatto di semplicità, miseria e grande dignità, quel lembo di terra che rappresenta la salvezza, la speranza, il futuro.

Il quarto film del regista romano (dalle origini sicule) racconta la Sicilia più piccola e isolata, dove la vita scorre scandita dei capricci del mare e dall'isolamento, dissolto dall'arrivo dei turisti nei pochi mesi d'estate, unico momento dell'anno dove si respira aria di novità, miraggi di una società distante e distaccata. Gli orrori dell'immigrazione clandestina precipitano sui protagonisti in maniera inaspettata, ma allo sdegno ipocrita dei villeggianti gli isolani rispondono con la concretezza dell'agire, la solidarietà umana data dalla legge del mare e dalla rude sincerità di cuori forgiati da convinzioni radicate ed indistruttibili.

Crialese non si sbilancia mai troppo evitando la netta critica sociale, grazie a una poetica visiva malinconica e delicata, fatta di scorci naturalistici abbaglianti, di volti arcigni e dialoghi essenziali e incisivi che trasudano genuinità. Terraferma convince e coinvolge, nonostante qualche momento sinceramente superfluo, senza risultare patetico e inutilmente drammatico e la meravigliosa sequenza finale merita da sola l'intera visione del film.

L'Italia ha bisogno di questo cinema e di questi registi, per non affogare definitivamente nel mare di merda dei cinepanettoni.


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