DoDonPachi Resurrection (2010)

CAVE | Xbox 360

Post di Michele Ricci.

Per ogni appassionato la parola danmaku (bullet hell, manic shooter o grandinata di piombo, fate voi) è associata alla CAVE, minuscola software house di Tokyo che, uscita dopo uscita, ha ridefinito il genere a suon di capolavori, evolvendo la formula sviluppata tempo addietro, nelle fila della storica Toaplan.

Pur se circondata da perle d'inusitata bellezza, spetta alla serie DonPachi lo scettro di regina, dove DoDonPachi Resurrection (DoDonPachi DaiFukkatsu in lingua originale, uscito precedentemente in sala giochi nel 2008) rappresenta l'apice più tecnico, rifinito e aristocratico mai raggiunto dalla softco.

Addentrandosi con costanza e dedizione nella fitta rete di proiettili a cui il titolo ci sottopone, vedremo schiudersi tra le mani un complesso affresco di fulgido tempismo matematico, soggetto a regole e strutture che lavorano all'unisono in assoluto equilibrio. La profondità dello scoring system non smette di sorprendere, e il disegno elegante delle salvifiche traiettorie da seguire assume presto i connotati di una danza armonica e letale.

La sfida è ermetica e punitiva, lo spettacolo estetico bilancia sfrenata fantasia e leggibilità dell'azione a schermo, inglobando il giocatore una bolla di spietato isolamento trascendentale, dove l'uomo si fonde con la macchina e il cuore pulsa a ritmo della chain combo.

Arrogante ed elitaria bellezza.

Assistere all'inesorabile declino della CAVE (e di tutti quegli sviluppatori che hanno reso grande lo shooting game) è una spregevole offesa al talento. Altro non voglio aggiungere.

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