Ed è subito stile con Devil May Cry V

[OPINIONI, VIDEOGIOCHI]

Devil May Cry V
Nazione: Giappone
Anno: 2019
Sviluppo: Capcom
Giocato su: PlayStation 4
Completato in: quattordici ore, a difficoltà Cacciatore di Demoni


Ho da fare tre premesse prima di procedere: questo è il secondo Devil May Cry che gioco (terminai il primo all'uscita), titoli con una tale profondità richiedono svariate run, a difficoltà crescente, per essere sviscerati con un minimo di cognizione e non apprezzo particolarmente switchare personaggi in un action.

Bene, tutta 'sta pappardella serve a dirvi che Devil May Cry V mi ha fatto spruzzare arcobaleni (color sangue) per il troppo gaudio ludico. 

Quella che state leggendo è una prima impressione scritta dopo una quindicina d'ore passate in compagnia dei tre tamarri a Cacciatore di Demoni (le difficoltà maggiori vanno sbloccate), un semplice antipasto alla succulenta portata principale che Devil May Cry V propone a chi avrà la giusta predisposizione mentale per affrontare numerose tornate. 

L'ultima incarnazione del fondatore della sacra scuola dello stylish action giapponese è un'enciclopedia titanica delle mazzate imprigionata in poche e tristi ambientazioni, semplici palcoscenici chiusi che nulla aggiungono e annoiano in fretta nel loro svogliato ripetersi.

Menomale che il combat system stordisce per profondità, varietà, ricchezza di tecniche più o meno complesse e finezze atletiche a non finire.

A un verace Nero si affianca l'enigmatico V, che gioca un po' per i cazzi suoi ma devasta tutto come non mai, e l'icona del duello Dante, grondante armi, stili di combattimento e capacità offensive dalla potenza inaudita.

Picchiare le orripilanti mostruosità è già molto appagante ma è nel punteggio ottenuto inanellando delle combo che DMCV trova il fine ultimo, il mantra della chain ininterrotta che parte dal suolo e si protrae, per svariati minuti, in aria, tra plasma sparso ai quattro venti e l'adrenalina a mille. 

Pad alla mano, le differenze negli stili di combattimento del trio sono evidenti e per nulla trascurabili, ognuno (V compreso) unico e da sbucciare, strato dopo strato, per una miscela di gameplay action da brivido.

La cura estetica per i personaggi, caratterizzati divinamente e protagonisti di una storia semplice ma piacevole, lascia spesso sbalorditi, almeno quanto i numerosi boss, i cui scontri vanno dal molto bello al moderatamente incasinato, fantasiosi e jappo-eccentrici come piace a noi anziani.

Allora, ricapitolando: gameplay bomba che necessita del giusto tempo per essere memorizzato/padroneggiato, ottima sensazione di pesantezza delle spadate, grafica da urlo, scenari bruttini e poco vari, tanto stile tamarro-nipponico. 

L'ultimo pargolo di casa Capcom mi ha gratificato e non vedo l'ora di tornarci su, e lo consiglio a tutti gli amanti del bel giocare giapponese (o ai giocatori più giovani che vogliono assaporare delle meccaniche profonde che  spesso non trovano troppo spazio nel mercato attuale) con i controcoglioni, quello ultra ritmato, pazzo, tecnico ed esagerato, ma occhio che c'è d'applicarsi e dedicargli un buon numero d'ore.

Ne scriverò ancora, oh se ne scriverò ancora...

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