Yakuza: Like a Dragon (2020)

Giappone | Ryu Ga Gotoku Studio
Giocato su PlayStation 4 PRO

[VIDEOGIOCHI/OPINIONI] 

Ryu Ga Gotoku Studio ha scelto la tradizione per rinfrescare la sua serie di punta, quello Yakuza (Ryu Ga Gotoku in patria) che tanta brutale bellezza ha regalato ai fan più fedeli. 

Messa da parte la natura brawler che accompagna il franchise sin dall'esordio su PlayStation 2, Yakuza: Like a Dragon si concede interamente alle lusinghe del gioco di ruolo giapponese a turni, mantenendo il focus sulla narrazione, cazzutissima e di primo livello, come al solito. 

Storie di malavita, di disadattati, d'esclusi e abbandonati, sempre in bilico tra grottesco e drammatico, con personaggi che smettono d'essere tali per evolversi in persone, fallaci e eccessive a volte ma a cui non puoi non affezionarti, pulsanti di vita, emozioni e sfaccettature (il doppiaggio giapponese è S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E). L'intero cast è perfettamente a fuoco e calato in una serie d'eventi calibrati alla perfezione, che puntano a muso duro e spalle in fuori verso un finale da brividi, intenso e toccante come poche volte il videogioco ha avuto la fortuna d'essere (ma la serie ci ha abituato bene a tal proposito), che sfrutta l'umorismo jappopazzo quando c'è d'allentare la tensione o nelle numerosissime secondarie che costellano la mappa di gioco.

Gamepad alla mano si possono tastare i muscoli di un JRPG classico nel cuore ma ricco di sfaccettature tattiche profonde quel tanto che basta a titillare il palato anche del più accanito estimatore del genere, calato in un'ambientazione familiare infarcita del classico corollario di cose da fare opzionali e divertenti. 

Tonnellate d'attività collaterali quindi (ho passato almeno dieci ore sul cabinato arcade di Virtua Fighter V Final Showdown...) e minigiochi più o meno mini (Dragon Kart regna): posso solo dirvi che in 120 ore di gioco ho finito il gioco, sono vicino al trofeo di Platino, ho portato al massimo il livello (99) dei personaggi e di due lavori cadauno, ma la lista delle cose da completare per il 100% è demenzialmente sovverchiante.

Amo il videogioco tradizionale e tradizionalista, soprattutto i giochi di ruolo nudi e crudi (come il Dragon Quest che Ichiban tanto nomina, apprezza e "proietta"), quindi ho il grinding nel sangue, ma sappiate che qui dentro bisogna sudarsi i livelli e la moneta, altrimenti tante botte sui denti attendono i corridori della domenica, visto che persino continuare una battaglia persa costa un occhio della testa, per non parlare delle armi, del crafting (ho i brividi...) e delle bevute con le hostess!

Kazuma Kiryu passa il testimone ad un incredibile Kasuga Ichiban, erede più che degno di traghettare la serie verso un futuro che nulla ha da rimpiangere al glorioso passato, erigendo quindi Yakuza: Like a Dragon a mio personale GOTY 2020 e inserendolo di prepotenza nella Top Five dei migliori RPG (non solo Japanese) di sempre, ovviamente tra i tanti che ho giocato in oltre trent'anni d'escapismo. 

Personaggi memorabili, storia travolgente, sistema di gioco robusto e una realizzazione tecnica di prim'ordine (le espressioni facciali riescono ancora a stupire): applausi a scena aperta, grida di giubilo e aspettative alle stelle per le prossime uscite "attuate" Ryu Ga Gotoku

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