Mobile Suit Z Gundam: Hot Scramble (1986)

 [videogioco #63] [ShootingFesta #48] 




1986, Game Studio - Famicom
Finito su Android TV (RetroArch)
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Da Xevious a Z Gundam è un attimo.

Scoprire che dietro il secondo videogioco su Gundam mai pubblicato (il primo è Mobile Suit Gundam: Last Shooting uscito su MSX nel 1984) c'è sua maestosità Masanobu Endō, geniale creatore dell'immortale Xevious (e di molte altre meraviglie binarie), mi ha ben disposto nei confronti di questo Mobile Suit Z Gundam: Hot Scramble.

D'altronde, mettere insieme GundamEndō e Famicom dovrebbe generare la cosa più vicina all'estasi suprema eiaculativa che il sottoscritto barbone panzone potrebbe desiderare, no?

Eppure... 

All'atto pratico il titolo si compone di tre sezioni: una da rail shooter in prima persona in cui avanzare a terra blastando tutti i vari mecha che popolano al serie di Yoshiyuki "T'ammazzo malinconicamente" Tomino, una in cui fare lo stesso ma tra le stelle ed una finale da action platform laterale in cui trucidare Zaku & company all'interno di un labirintici livelli, alternando la modalità del nostro Z Gundam tra Mobile Suit e Waverider, per scovare e distruggere il core della colonia/base/astronave di turno, il tutto per sedici livelli principali che poi si ripeteranno in un loop eterno di morte e depressione.

Il gameplay estremamente lineare garantisce un ritmo ripetitivo ma stranamente ipnotico, pur senza sussulti d'emozione pronti a ridestare il giocatore ideale del titolo Game Studio, sicuramente più appassionato di Gundam che di videogiochi.

Gli ottimi sprite robotici sono quasi privi di frame d'animazione e le sezioni all'interno soffrono di una marcata povertà estetica, minimalismo che coinvolge anche il comparto sonoro, composto da soli tre (iconici) brani.

Mobile Suit Z Gundam: Hot Scramble è una produzione su licenza sufficiente ma se analizzato senza gli occhi del cuore (ehm...) ha molto poco di divertente da offrire a dita bramose d'azione blastatoria con i fiocchi, insomma quella che il maestro Masanobu Endō ha dimostrato di saper plasmare. 

Io l'ho finito sbadigliando pesantemente.

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