Holy Diver (1989)
[videogioco #100]
-info-
Titolo originale: Hōrī Daivā
Sviluppatore: Item
Publisher: Irem
Sistema: Famicom
Nazione: Giappone
Giocato su RetroArch per Android TV
Anno 666: il cattivissimo The Black Slayer fa casini nel regno di Re Ronnie IV che, disperato, manda in tre figli Randy, Zakk e Ozzy a risolvere la situazione, ma solo Randy resta operativo e l'infausto compito spetta a lui.
Basta leggere l'incipit narrativo per percepire i fortissimi influssi heavy metal di 'sto action platform di Irem, pubblicato nel solo Giappone per l'immortale console a 8 bit di Nintendo, il Famicom (da noi Nintendo Entertainment System o NES), così come basta premere il tasto Start per sentire bestemmiare duro la Konami per il "leggero" plagio a Castlevania, ma quelli erano tempi ben più semplici e Holy Diver aveva anche qualcosa di suo da offrire.
Cosa? Ma un mare d'imprecazioni rivolte alle più disparate divinità, per esempio: il concetto stesso di blasfemia assume nuove sfaccettature quando ci si trova catapultati in sei stage di dolore e frustrazione, tra salti (non modificabili in volo) che richiedono una precisione al pixel, una pioggia di nemici stronzi dai pattern d'attacco concepiti da fottuti sadici, concludendo con boss figli della merda più incazzosi di un vecchio alle Poste di lunedì mattina.
Si muore tanto ed a ripetizione, per un buco, un colpo respingente ed infinite infamate piazzate proprio lì dove generano più malessere, ma la buona grafica e l'ottimo accompagnato chiptune-metallonzo allietano i sensi e spingono ad andare avanti, vittime sacrificali di un inferno di schiaffi senza fine.
Ho usato vagonate di save state senza che tale usanza smussasse l'odio profondo che mi sconquassava le viscere, giungendo alla conclusione sinceramente provato e determinato a non toccare mai più Holy Diver in vita mia.
Se cercate una sfida, soprattutto con voi stessi, qui c'è di che smadonnare rancorosi.
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