Cold Fish (2010)

[film #232]

-info-
Titolo originale: 冷たい熱帯魚 (Tsumetai nettaigyo)
Regia: Sion Sono
Sceneggiatura: Sion Sono, Yoshiki Takahashi
Nazione: Giappone
Durata: 146 minuti

Un infelice e remissivo padre di famiglia precipita in una spirale di violenza. Basato su una storia vera.

Personalmente ritengo Sion Sono il regista giapponese vivente più disturbante e interessante, seguito a ruota dal prolifico Takashi Miike, e per questo motivo ho deciso di dare una bella rinfrescata alla memoria rivedendo, o vedendo per la prima volta, le sue opere principali, tipo quella oggetto di questo post che tanto mi lasciò senza fiato anni orsono.

Per due terzi del film, Cold Fish si dipana seguendo gli stilemi di un crudo thriller fondato su accadimenti reali, pervaso comunque da un senso d'inquietudine latente ad intensità crescente.

Quando la tensione giunge al picco, Sion Sono libera il demone e la pellicola vira bruscamente in una nerissima metafora esistenziale lordata di sangue che soffoca lo spettatore, già duramente provato.

Ogni valore morale viene meno e concetti come la famiglia, la fede e la fragilità vengono calpestati dalla brutalità dell'esistenza, condizione che può perpetuare solo se immolata alla violenza, alla sopraffazione, alla follia ferina ed al dolore continuo, inevitabile.

Gli ultimi quaranta minuti di Cold Fish sono cinema puro e intollerabilmente libero, arte che non si dimentica, che infetta il pensiero per giorni e spinge a riflessioni audaci, forse inaccettabili, sicuramente profonde.

Il finale è l'ultima palata di terra per una fossa comune troppo profonda, la derisione della progenie ad un testamento di sola morte.

Sion Sono firma un ennesimo capolavoro urticante che dimostra, ancora una volta, la feroce potenza espressiva del suo cinema estremo.

Magistrale, destabilizzante, bellissimo.

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