Calvaire (2005)

[film e corti #477]

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Titolo originale: Calvaire

Regia: Fabrice Du Welz

Sceneggiatura: Fabrice Du Welz, Romain Protat

Nazione: Belgio, Francia, Lussemburgo

Studio: Tarantula

Durata: 88 minuti

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• Trama

L'animatore Marc Stevens parte verso una nuova casa di riposo dove esibirsi, ma un guasto al furgone lo porta a cercare aiuto in un fatiscente villaggio abitato da soli uomini.

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"Calvaire" è il lungometraggio d'esordio del regista e sceneggiatore belga Fabrice Du Welz, un'opera che mi riesce difficile consigliare a cuore leggero visto che, a visione ultimata, sentivo il bisogno impellente d'immergermi in una vasca piena d'acido per levarmi di dosso tutta la sozzura accumulata in novanta minuti di sofferenza.

In questa esistenza disturbata e grottesca non c'è spazio per bellezza, perché anche il più piccolo anelito di civiltà è sodomizzato da maschi regrediti a livello bestiale, esseri immondi, lerci e folli governati esclusivamente dagli istinti più basilari: mangiare, scopare e uccidere, senza soluzione di continuità.

In questo assembramento di carne primordiale marciscente, la donna è unicamente un oggetto sessuale d'utilizzo comune, e l'assenza della medesima nella struttura sociale muta la pressante lussuria collettiva in una brutale e morbosa fuga dalla realtà.

Dietro un'eccellente lavoro registico e interpretativo, "Calvaire" ribolle di nauseanti liquami morali che, seppur mai pienamente mostrati, offrono una sfida notevole per lo spettatore, anche per quello più affascinato dalle mattanze horror, perché tutto il dolore, la disperazione, il degrado e il nichilismo dell'opera di Fabrice Du Welz stimolano riflessioni ostiche, negative, legittimamente non condivisibili e profondamente spiacevoli.

Io apprezzo e rispetto moltissimo l'arte che ha il coraggio di prenderti a pugni sul grugno, ma le sensazioni sgradevoli provate con questa pellicola mi sono rimaste addosso per giorni.

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